RECENSIONE
Prey parte dall’intuizione, ottima, di restituire il franchise alle sue origini tribali, e ci riesce alla perfezione sia scegliendo di ambientare l’intera faccenda all’inizio del 1700 in terra Comanche, sia riportando al centro del discorso la caccia nuda e cruda. Quello confezionato da Dan Trachtenberg è un film asciutto tanto lato trama che messa in scena, ma non per questo banale o carente di ritmo, anzi; un film, oltretutto, impreziosito da un’esplorazione consapevole e interessante delle tradizioni native americane affidata alla produttrice Jhane Myers.