Critica - SCI-FI COLLECTION

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PROMETHEUS

Il film è stato accolto dalla critica in modo misto, elogiato per gli effetti speciali, ma giudicato deludente per i contenuti e la sceneggiatura. Todd McCarthy di Hollywood Reporter recensisce il film dicendo che "fornisce abbastanza spettacolo visivo, l'azione tesa e aderente, gli attacchi dei mostri striscianti per colpire con uno spot che ricerca emozioni forti, un'audience mondiale." Justine Chang di Variety ha scritto che il film "rimane terrestre in termini narrativi, suggerisce l'esistenza di un'intelligenza superiore senza rivelarne molto." Sul sito di recensioni Rotten Tomatoes il film ha una valutazione del 73% basata su 269 recensioni.

SCENE TAGLIATE:

Una scena determinante per la comprensione del film è stata tagliata. David, incalzato da Peter Weyland spiega all'Ingegnere il motivo per cui sono venuti. Nella versione pubblicata, l'Ingegnere in risposta stacca la testa a David usandola poi per colpire Weyland. Nella scena tagliata l'Ingegnere risponde alla domanda di David prima di staccargli la testa. In particolare, David parla all'ingegnere in protoindoeuropeo, dicendo: "Quest'uomo è qui perché non vuole morire. Crede che tu possa dargli più vita". La traduzione è merito del dott. Anil Biltoo del SOAS Language Centre, Londra, che è stato il consulente linguistico della produzione. Pur non essendo disponibile una traduzione per le risposte dell'Ingegnere questi appare decisamente indignato dalle parole di David. Una scena modificata rispetto alla versione cinematografica vede Fifield trasformato in una specie di ibrido tra un umano e un drone simile a quello che appare nel primo film. Tuttavia Ridley Scott ha voluto modificare il risultato della mutazione in post-produzione preferendo non mostrare troppe similitudini e collegamenti diretti con gli altri film. In un'altra delle scene tagliate la dott.ssa Shaw chiede a David di riferirle circa la provenienza degli ingegneri e David risponde: "Non c'è una traduzione diretta, ma... una veloce traduzione concede altre parole simili ad essa... Paradiso".

Malgrado Scott non abbia voluto saperne di realizzare una director's cut della pellicola, esiste comunque una versione non ufficiale chiamata "Extended fan cut" in cui tutte le scene tagliate/alternative presenti nei contenuti extra del Blue Ray sono presenti all'interno del film, per un totale di 152 minuti contro i 124 del cut cinematografico.
Prometheus è un film che sicuramente gira attorno a uno script contraddittorio e pieno di lacune, ma sorretto da una regia abile e importante, capace di definire un ambiente affascinante e misterioso. E’ un film intricato e spettacolare, spesso debordante in scelte  troppo fanta e poco scientifiche, quindi inverosimili. Manca della suspense di Alien perché vuole essere una critica razionalista alla natura dell’essere umano, quindi creare un’atmosfera al servizio di questa riflessione. L’impulso narrativo è accattivante e pieno di  idealismo che conduce fino all’eccitazione dell’incontro con la forma di vita non-umana. Forse, il momento più non-umano, non è l’incontro con gli alieni-ingegneri-creatori, ma tutto quello che viene prima e dopo, ovvero quella citazione incompiuta di Stephen Stills, mitico cantautore americano, del quale il capitano della nave conserva una fisarmonica e storpia un suo motivetto.



Prometheus non è un prequel di Alien, come certa critica spicciola e banalotta lo ha definito, nemmeno ha a che fare con 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, solo perché c’è un’astronave. Semmai, è un take-off! Il soggetto del viaggio è assimilabile, ma i confini narrativi, interpretativi e filologici sono agli antipodi, con buona pace di quelli che scrivono perdendo l’occasione di nascondere la loro ignoranza. Il viaggio di Prometheus è un«viaggio per», non un «viaggio verso», come nei film precedentemente citati. E’ un viaggio trascendente dell’uomo verso la conoscenza delle proprie origini e del significato della sua esistenza, che notoriamente è colma di amenità e stupidità, proprio come nel film. Invece, quello che sospende un giudizio positivo su Prometheus è  il taglio dello script, ovvero la serializzazione di un film a livello di serie TV. In altre parole, Scott, ma prima di lui lo sceneggiatore Damon Lindelof, tratta la corposa materia sci-fi come se fosse quella di un serial. Le domande filosofiche sull’origine dell’uomo, sulla sua provenienza, sul motivo della sua esistenza, sono sviluppate dall’autore di Lost con evidenti lacune narrative, che lasciano immaginare l’inizio di una saga. Le mancate risposte a questioni più grandi dell’uomo sono una caratteristica essenziale della saga fantascientifica, che Prometheusnon rispetta, anzi, infrange, a patto che si abbia la pazienza di aspettare il prossimo episodio.Alcuni indizi sul suo arrivo sono evidenti, a partire dalla fuga dal pianeta della Shaw (Noomi Rapace) assieme all’umanoide David (Michael Fassbender), così come la scelta di utilizzare Guy Pearce nei panni del finanziatore della missione, il signor Weyland, in un trucco da anziano ottuagenario e mai da giovane. Significativa l’approvazione da parte di due guru della critica cinematografica anglosassone, ovvero Bret Easton Ellis e Roger Ebert, i quali sdrammatizzano i buchi di sceneggiatura e le spiritosaggini varie sull’altare del significativo e potente valore visivo e idealistico del film, che lo alza da terra, senza elevarlo a capolavoro.

Da cineteca il dialogo tra l’umanoide David e il ricercatore Holloway, quando il secondo si mostra deluso per non avere (ancora) trovato i creatori: “Quello che speravamo era di incontrare i nostri creatori, per sapere innanzitutto perché ci hanno creato”, “Perché tu credi che la tua gente abbia creato me?”, “Lo abbiamo fatto perché abbiamo potuto”, “Puoi immaginare quanto sarebbe deludente per te sentire la stessa cosa pronunciata dal tuo creatore?”.


DA TG.Z NEWS:
Piaccia o non piacca, di certo l’ultimo film di Ridley Scott avrà dato di che pensare a molti. Di fatto parecchie delle questioni fondamentali che il film solleva non vengono poi risolte, avendo una sensazione finale di confusione ed insoddisfazione. Di certo nessuno poteva pretendere che il film riuscisse a rispondere in maniera esaustiva alle domande fondamentali che solleva in campo spirituale, ma tralasciando l’ambito spirituale e rimanendo in quello sci-fi, i vuoti nella sceneggiatura sono tanti quanto i buchi nel  groviera. Tra la sfilza di domande senza risposta troviamo Perchè  gli Ingegneri ci hanno creato se poi vogliono sterminarci? Perchè i popoli terrestri dell’antichità avevano disegnato “una mappa stellare” verso la colonia LV-224? Che significato ha la sequenza di inizio film? Perchè David infetta Charlie con il liquido alieno? Perchè nell’astronave degli ingegneri c’era una stanza con un bassorilievo che  raffigurava uno xenomorfo?Internet, come spesso accade quando succedono questo genere di cose, è impazzita e molti utenti hanno iniziato ad ipotizzare teorie via via sempre più complesse, ma senza riuscire *veramente* ad incastrarsi perfettamente con tutto il resto del film. Vediamo di analizzare alcune di queste teorie che girano sul web.

LA TEORIA DELL’ESPERIMENTO FINITO MALE:
Questa teoria permette di fare un passo in dietro rispetto al volo pindarico del Capitano Janek quando esclama che quella su cui si trovano è una colonia aliena su cui gli Ingegneri sviluppavano armi di distruzione di massa (affermazione che l’equipaggio prende per buona senza obiezioni). Secondo questa teoria, gli Ingegneri non cercavano di fabbricare armi… al contrario, tentavano di creare una nuova forma di vita prima che l’esperimento sfuggisse loro di mano. Avete presente la stanza con l’enorme testa scolpita? Li c’erano dei murales e delle effigi, oltre ad un bassorilievo su cui è scolpito… beh… a voi cosa sembra?





L’ipotesi più sensata (o meno assurda) è che quella fosse una sorta di camera sacra e che la figura dello xenomorfo fosse la rappresentazione della divinità degli Ingegneri… il loro Dio. In qualche modo questi ingegneri sono entrati in possesso di una sostanza biologica “mutante” che permette incisive modifiche al dna, e stavano sperimentando questa sostanza su laboratori mobili stanziati sulle colonie. Da qui le analogie tra la colonia LV-224 di Prometheus e  la LV-426 di Alien. Il fatto che sulle due colonie gli xenomorfi fossero differenti può essere spiegato dal fatto che le due colonie stavano  lavorando su matrici genetiche differenti, ma che operavano gli stessi  fini. A questo punto è ragionevole immaginare che la razza umana sia stata creata come “materiale biologico”, si insomma… delle cavie geneticamente identiche agli Ingegneri, ma meno evolute su cui fare esperimenti (tipo le scimmie,  do you know?). In alternativa il genere umano avrebbe servito come “ospite” di questa nuova razza di divinità che gli Ingegneri avrebbero  poi portato sulla terra. Ad ogni modo, per gli Ingegneri le cose son andate male ed i loro esperimenti gli son sfuggiti di mano causandone il declino. Nel mentre, il genere umano ha avuto modo di moltiplicarsi, evolversi, elevarsi culturamente e scientificamente… fino ad arrivare a ripercorrere le orme dei loro stessi creatori ed arrivare al punto da farsi le stesse domande. Fatto sta, che quando queste cavie da  laboratorio hanno risvegliato l’Ingegnere, questi non ha preso bene la  cosa. Probabilmente da lui giudicata una cosa sacrilega, uno scempio genetico o un semplice errore a cui porre rimedio. Da qui il suo desiderio di prendere la nave con il carico di morte e dirigersi sulla terra.

LA TEORIA DI GESU’ CRISTO:

reggetevi forte perchè questa vi farà tremare le ginocchia. MyMovies ha intervistato direttamente Ridley Scott chiedendogli se fosse vero che nello script era stata stilata l’ipotesi che gli Ingegneri ce l’avessero con noi per via della crocifissione di un loro emissario (ammicco ammicco). Scott ha risposto che la teoria era veramente stata presa in considerazione ma non inserita perchè un po’ troppo fastidiosa. Ma che la si doveva prendere più come uno scenario da “i nostri figli si stanno comportando male laggiù” e che avevano delegato una sorta di “moralizzatore” con l’incarico di andare giù e dare loro una guida spirituale.
Beh, sappiamo tutti com’è andata poi la storia…

Prometheus - la recensione del film di Ridley Scott - Antonio Bracco
Alien e Blade Runner. Meglio citarli subito e non pensarci più. Qualunque recensione di Prometheus non farà a meno di ricordare al lettore che Ridley Scott è il padre della science-fiction moderna per aver diretto nel 1979 e 1982 quei due capolavori. Star Wars, senza offesa, è in un altro casellario. E dopo un’attesa lunga 30 anni, il regista inglese è tornato al genere che ha fortemente sentito la sua mancanza. Il livello di aspettativa su questo film era dunque molto  alto.


Sin dalle prime immagini si annuisce inconsapevolmente di fronte all’allestimento dello spazio. Non quello al di là dell’atmosfera. Lo spazio nel singolo quadro, la profondità di campo, le distanze tra gli elementi. Scott è un maestro nel riempimento degli spazi, il senso dell’inquadratura è una dote naturale che lo favorisce nella gestione di paesaggi sconfinati o di scene di massa.La fantascienza, fatta di infinito, di silenzi, di futuro, si presta a meraviglia alla sua visione. Prometheus è un appagante viaggio per gli occhi (non necessariamente in 3D) grazie anche all’ammirevole lavoro di design. È la storia a peccare di qualche ambizione di troppo. Il film apre su un essere alieno di sembianze umanoidi che in cima ad una cascata ingurgita un liquido nero. Poco dopo il suo corpo si disgrega mentre il reparto degli effetti speciali ci accompagna all’interno del suo avambraccio dove tra vene e tessuti in decomposizione, si riesce a distinguere la struttura elicoidale del DNA. Un suicidio? Un sacrificio? Cosa ha versato l’umanoide di se stesso nella cascata, un virus di morte o una linfa vitale?

La storia di Prometheus spalleggia la tesi della Panspermia, secondo cui i germi della vita sono sparsi per l’universo e attecchiscono su un corpo celeste quando trovano le condizioni opportune. Andando oltre, il film racconta di una missione spaziale alla scoperta delle origine della razza umana. Niente discendenza dalle scimmie, piuttosto una specie simile alla nostra che ha impiantato la Terra con il proprio DNA. Di quella spedizione, composta da alcune persone e da un androide, c’è chi lo fa per la scienza, chi per i soldi, chi per chiedere a questi “Ingegneri” creatori degli umani il segreto dell’immortalità.I due sceneggiatori, tra cui Damon Lindelof di Lost, sembra che lancino il sasso per nascondere la mano. Raccontare una storia sull’origine dell’umanità è uno stimolante esercizio creativo, ma affinché non resti un esercizio le domande non devono superare le risposte. A meno che non si stia guardando 2001: Odissea nello spazio. Il fascino del soggetto di Prometheus non arriva fino in fondo, complici anche Noomi Rapace e il suo personaggio che insieme soffrono del maggiore carisma degli altri attori, tra i quali l’ipnotico Michael Fassbender.

È troppo poco godere soltanto di un’estetica a tempo determinato per il ritorno alla science-fiction di Ridley Scott, senza riuscire a portare con sé dopo i titoli di coda né l’etica filosofica di Blade Runner, né l’esperienza terrorizzante di Alien.    

  Antonio Bracco
                                               
  • Giornalista cinematografico (Uno dei migliori in assoluto)
  • Copywriter e autore di format TV/Web
  •                                        
                
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